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La Via dei Fiori

 

Le scuole giapponesi di ikebana sono proliferate, e alcune si sono anche rapidamente trasformate adattandosi ai gusti contemporanei. Tanto che ormai per certi aspetti, soprattutto i tipi dei fiori e i colori, si nota un avvicinamento ai modi occidentali di disporre i fiori. 

Il tratto saliente che però caratterizza l’ikebana è probabilmente la predilezione per la linea piuttosto che per la massa o i volumi. Si apprezzano cioè il fluire della linea di un ramo o di uno stelo e il rapporto armonico con le altre linee, mai superflue, di fiori e foglie. Linearità ed essenzialità sono tutt’uno, per cui i pochi elementi s’impongono con la loro bellezza di presenza vegetale unica e singola. 

Il principio è di dire molto con poco: la quantità, la ripetizione, la simmetria sono escluse come inutile eccesso che sommerge e soffoca. La linearità e la semplicità dell’insieme sono poi ulteriormente messe in risalto dal fatto che l’ikebana è per lo più da guardarsi frontalmente, sullo sfondo di una parete, e non da vari angoli. 

Altrettanto importante è l’aderenza al mondo naturale, accettato ed amato in tutti i suoi mutamenti. La composizione suggerisce sempre il tempo e la stagione, così come il continuo crescere e trasformarsi dell’elemento vegetale. Per esempio in primavera la composizione è vigorosa con forti curve, in estate è piena e rigogliosa, in autunno è sparsa e rada, in inverno è come assopita e un po’ malinconica. 

Se non si usano volutamente rami secchi e frutti o semi, come capita per l’autunno e l’inverno, i rami e gli steli preferiti sono di solito quelli con fiori a bocciolo chiuso e foglie in germoglio, non solo perché la linea è così più evidente, non messa in secondo piano dalle altre parti, ma anche perché l’osservatore ha il piacere di vedere boccioli e germogli schiudersi lentamente e di apprezzarne l’intrinseca vitalità. 

Un ikebana per ogni circostanza

L’ikebana è anche strettamente legato, in Giappone, alle varie circostanze di ciascuna stagione: ogni festa ha particolari composizioni e le più comuni celebrazioni familiari non sono complete senza un ikebana appropriato. Per il nuovo anno, ad esempio, si usano rami di pino, crisantemi (che non hanno connotazioni funebri e sono fra i fiori preferiti, insieme con i fiori di ciliegio) e bacche rosse, oppure la triade bambù, pino susino, di buon augurio. Per un matrimonio si usa soprattutto il pino, di buon augurio e simbolo di longevità; per la festa delle bambole Hina e delle bambine, all’inizio di marzo, i boccioli di pesco; per la festa dei maschietti, all’inizio di maggio, gli ireos. 

L’impulso maggiore allo sviluppo dell’ikebana nel corso della sua storia è stato dato dal diffondersi della cerimonia del tè nel XVI secolo. Questa, infatti, è impensabile senza una semplice, ma appropriata decorazione floreale nel tokonoma, la rientranza nella parete dove trovano posto anche oggetti d’arte e di solito un rotolo dipinto, che è la parte più importante della stanza. 

Con il tempo l’ikebana si definisce come squisita arte a sé e si diversifica in vari stili, da quello più ortodosso e rigido nelle regole a quello più libero ed estroso, che utilizza anche altri elementi oltre a quelli vegetali, fino ad arrivare addirittura vicino al surrealismo o all’astrattismo. E’ ad esempio noto anche in Italia il famoso maestro Sofu Teshigahara che nell’arte dei fiori ha compiuto una vera rivoluzione, creando potenti creazioni scultoree. 

Si è anche diffuso, soprattutto dal secolo scorso, lo stile chiamato moribana, cioè “fiori ammassati”, che usa vasi bassi e larghi (suiban) ed ha introdotto maggiore varietà nell’uso della linea e dei fiori. Questo tipo di ikebana può ornare qualsiasi ambiente con qualsiasi tipo di arredamento, ed è forse il più facile da imparare per un occidentale.

 Gli elementi principali

Un ikebana è strutturato su tre elementi principali a triangolo. Per la linea primaria si sceglie il ramo o lo stelo più importante e robusto, di lunghezza per lo meno una volta e mezzo le misure del recipiente. La linea secondaria, circa tre quarti della primaria, è disposta in modo che sembri crescere di lato a quella centrale. La linea terziaria, infine, è la più corta ed è sistemata di fronte o dal lato opposto della radice delle prime due. Secondo le misure, lo spazio fra le posizioni e gli angoli di inclinazione nasce un equilibrio di grande importanza. 

Rami e steli sono fissati saldamente su una piccola base metallica, per lo più rettangolare o rotonda fitta di chiodi a punta all’insù, chiamata kenzan; ad essi si aggiungono, per ottenere l’effetto voluto, altri rametti, fiori e foglie, in numero dispari e di pochi colori soltanto, che formano due nuovi triangoli. 

“Qui fleurit sa maison fleurit son coeur”, dicono i francesi, e per chi voglia dedicarsi a quest’arte così gentile imparare dal vivo con un maestro è la cosa migliore. Però anche servirsi di un buon manuale, o prendere spunti da un sito Internet, può essere utile per vedere i fiori con occhio nuovo e tentare esperimenti che arricchiscono. 

Esistono numerosissimi accorgimenti nel tagliare fiori, foglie e rami, nel fissarli, piegarli, sostenerli, inclinarli all’angolo voluto, così come nel creare tutta una serie di effetti particolari. Ma questa è la parte tecnica, mentre la parte forse più importante è quella di educare l’occhio e sviluppare l’espressione creativa in un’atmosfera di tranquillità spirituale. 

Per ritagliarsi una piccola oasi di serenità non c’è niente di meglio, quindi, che dedicare un po’ di tempo a “far vivere i fiori”, apportando così anche qualcosa di bello alla casa o all’ufficio e a sé stessi.